La chiesa attuale sorge a 250 metri sul livello del mare; posta in mezzo ad un ampio piazzale ombreggiato da un antico e maestoso leccio. Un asserto del Sindaco di Lavagna nella “Istanza a S.M. il Re” del 1887 senza alcuna prova afferma che la costruzione della prima cappella risale all’anno 760.
La cappella di S.Giulia è nominata in un documento del 1031 (1° registro Arcivescovile, pag 291): Similiter petimus nos supra scripti petitores una Capella que est edificata in honore Santa Iulia, et est constructa in loco Kalaolo.

Memoria ne porge il notaio Salomone a pag 8 dei suoi protocolli, dove sotto la data del 26 agosto 1232 ricorda: Gandulphus de Breccanecha, clericus S.Iulie de Lavanda . Menzione della Chiesa è nei cataloghi per tasse del 1365; nei cataloghi del Lodo del 1387 al N 140 si dice: Ecclesia S.Iulie ss.r.
Nonostante esistesse la Chiesa, tuttavia è dato sicuro che non fosse parrocchia prima del 1500. In una procura fatta nel 1311 il plebano di Lavagna sottoscrive per sé e per i suoi suffraganei: menziona i rettori di Ponticelli e Breccanecca, ma non fa verbo di quello di S.Giulia.
Il rettore Battilana nota che il parroco più antico a lui conosciuto, è un cert
Lavolta
o Cristoforo Rinaldo del 1574 circa. Mons. Bossio annuncia per la prima volta nel 1582: Ecclesia parochialis S.Iulie.
La chiesa antica non aveva le dimensioni dell’attuale. Era rivolta da levante ad occidente; possiamo sicuramente affermare che si trattasse di una cappella di campagna. Il rettore Battilana nelle sue memorie dice che la chiesa più antica era dedicata a S.Giacomo del Monte. Non sappiamo su quali prove fosse basato questo asserto; certo possiamo affermare con piena cognizione di causa che è falso. La chiesa in realtà fin dall’inizio fu dedicata a S.Giulia. Il culto prestato alla santa diede il nome non solo alla Chiesa, ma a tutta la parrocchia, che viene indicata comunemente con il nome di S.Giulia: con questo nome è ricordata nel registro per la tassa di Papa Urbano e in tutti i libri parrocchiali. Un’iscrizione posta sotto un tabernacolo, attualmente alla destra del Sancta Sanctorum parla solo di S.Giulia. Ad laudem atque ob devotionem Sanctae Iuliae Virginia Nicolaus Caretus.ut devozioni patris eius Augustine satisfaceret, proprio aere hoc tabernaculum fieri curavit. Anno M.D. 1527
Il tabernacolo con relativa cornice marmorea ed iscrizione apparteneva certamente alla prima chiesa. Se effettivamente la prima chiesa fosse stata dedicata a S.Giacomo, dovrebbe sussistere tutt’ora un qualche ricordo di tale devozione: invece nessun altare della Chiesa è dedicato a questo santo.
Infine prova importantissima restano tutti quei documenti ufficiali che già abbiamo citati: in tutti si parla di S.Giulia e non di S.Giacomo. L’attuale chiesa venne costruita nel 1654. Fu un fatto conseguente all’erezione a parrocchia e all’incremento demografico della popolazione. Venne fabbricata rivolta a mezzogiorno, come poteva suggerire la topografia del luogo. L’interno è ad una sola navata ed è di stile barocco.
IL TAPPETO DI CIOTTOLI DEI VECCHI SAGRATI
a cura di Marco Bo
(Nota di Enrica Marcenaro – Foto Marco Bo)
sagratoLa tradizione si perpetua da molto tempo, da secoli: l’usanza di decorare i sagrati delle chiese (specie di chiese di paesi e città piccole) con ciottoli colorati, è forse legata alla ricorrenza della Processione del Corpus Domini, quando lungo le strade, i fiori freschi erano tappeti sui quali doveva passare il sacerdote accompagnato dalla folla dei fedeli prima di entrare nella chiesa di Dio.
Era un uso curioso, quello dei liguri, di decorare i sagrati delle proprie chiese con pietre colorate; preziosi come damaschi, venivano costruiti dall’intera comunità parrocchiale, quando ancora l’impresa di edificare una chiesa coinvolgeva tutti, e ogni ciottolo rappresentava un impegno e una preghiera al servizio della comunità, la ricerca di una speciale benedizione.
Decorare la piazza antistante l’edificio religioso, era compito duro e lunghissimo: ci volevano quasi due anni di lavoro per ultimarla. Quasi certamente esistevano progetti più o meno complessi sulla carta; preparati o schizzati da artisti o artigiani sconosciuti, venivano poi eseguiti manualmente durante la domenica (o durante i brevi periodi di festa) dai molti parrocchiani, che sacrificavano il giorno di riposo sia per la ricerca di pietre sulle spiagge, sulle scogliere, nei fiumi e nei torrenti, sia per la messa in opera della pavimentazione. Questi sagrati, talvolta splendide trine colorate che accompagnano il fedele al portale della chiesa, spesso modeste decorazioni prospicienti cappelle di piccoli borghi, non sono solo importantissime opere d’arte. Testimoniano la profonda devozione delle genti di Liguria, per le quali preghiera e lavoro furono spesso un tutt’uno. Sono tantissimi i sagrati a ciottoli di mare o di fiume esistenti nella nostra regione. Si trovano quasi in ogni borgo e paese, e ciascuno, ha lo speciale “compito” di benedire il fedele che lo sta attraversando.
IL LECCIO
leccioTi presento il bestione: il suo nome dialettale (nessuno qui lo conosce diversamente) e’ Eisgiu (mi raccomando la g e’ molto dolce…). Si tratta di un Leccio e il suo nome scientifico e’ Quercus Ilex. Si tratta di un esemplare isolato radicato nel piazzale della Chiesa parrocchiale di S.Giulia.
Le coordinate U.T.M. sono rintracciabili nel Foglio 94 I.N.E. 32TNQ Lat.49.05.75.0 Long. 5.30.20.0.
La circonferenza e’ di Mt 4,50, il portamento espanso e l’eta’ e’ stimata intorno ai 360 anni circa.
Alto 11 metri rientra nell’elenco degli alberi monumentali della Regione Liguria.