La cera di S. Giulia

Alcuni atti contenuti nell’archivio parrocchiale registrano dei fatti riguardanti la “cera di S.Giulia”.

Le prime memorie risalgono all’anno 1484 registrate dal rettore Pietro Frugoni; deposizioni giurate di varie persone di fronte al notaio Fontanini affermano di aver trovato presso la spiaggia dei pani di cera.

Il secondo documento è una sentenza dell’Arcivescovo di Genova Bernardo Defranchi dell’anno 1485: si dichiara che un pane di cera ritrovato a Nervi apparteneva alla chiesa di S.Giulia perché cera di Corsica.

Terzo documento è il decreto del Card.Campofregoso, Arcivescovo e Doge di Genova dal 1486: dichiara che tutta la cera ritrovata, se cera di Corsica, spetti a S.Giulia, se della Barberia a S.Ambrogio di Voltri.

Altro documento è il decreto di Mons Castellini, Vicario dell’Arcidiocesi di Genova del 1722: si autorizza l’Arciprete di Lavagna Varsi a ricevere le disposizioni giurate di coloro che attestavano il ritrovamento della cera. Questa delega venne poi accordata con successivo decreto del 1725 al rettore pro-tempore di S.Giulia – Centaura.

Altro documento è il permesso accordato dal Prefetto del Dipartimento degli Appennini Rolland, il 14 aprile 1808, di poter trasportare processionalmente la cera trovata presso il mare alla Chiesa parrocchiale; se ne conserva autentica copia in francese nell’Archivio parrocchiale.

Si racconta dunque che fin dalla metà del sec XV fossero affidati alle correnti della Corsica, dove ricevette il martirio S.Giulia, questi pani di cera in omaggio alla Chiesa di Centaura.

Dalla nostra costa gli abitanti di S.Giulia avrebbero rinviato in Corsica, in cambio della cera, piccoli barili d’olio. Quest’ultima tradizione però sembra essere frutto della fantasia popolare, in effetti non ci sono documenti in proposito. La cera veniva ritrovata sulla spiaggia o sugli scogli o in mare.

Quando veniva scoperta, gli abitanti di Centaura facevano una processione, come attesta il decreto del Prefetto Rolland, cantando inni e facevano esplodere dei mortaretti. Questi fatti erano risaputi anche negli altri paesi.

Si tratta di cera vergine a forma di pane o di globo schiacciato: alcune forme portano incise le lettere “S.G.”, altre una palma, altre infine non portano nessun segno.

Questa cera dopo essere stata benedetta era distribuita dal rettore di Centaura ai fedeli e in modo speciale agli ammalati. Potrebbe essere solo una leggenda, i pani invece di essere stati inviati dalla Corsica sarebbero stati fatti e benedetti sul posto. Pur tuttavia a dimostrare la verità della tradizione, restano i documenti sopra ricordati. Nell’archivio parrocchiale infatti s trovano a questo proposito una serie di documenti molto importanti: si tratta di deposizioni giurate raccolte dal Rettore di Centaura Lagorio (1708-40) da parte di alcuni che attestavano il ritrovamento della cera e fatti miracolosi da attribuirsi all’intercessione di S.Giulia. Evidentemente molti fatti potranno anche essere frutto di fantasie, ma molti “miracoli” dovranno essere riconosciuti come semplici opportunità di bene che il Signore ci propone. Queste deposizioni di marinai continuano però a commuoverci per la loro “purezza” e semplicità: ogni cosa era un momento favorevole per tenere “alta” la testa e riconoscere la sua Bontà.

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